martedì 15 marzo 2011

I'll help you/I'll hurt you (?)

Ieri ho partecipato ad una delle lezioni serali previste dal corso per diventare soccorritore di livello base presso un centro di volontariato. In particolare, ieri si è svolta la prima lezione pratica per arrivare a svolgere correttamente il BLS che, per chi non lo sapesse è un acronimo che sta per Basic Life Support (in italiano supporto di base alle funzioni vitali), una tecnica di primo soccorso che può - in alcune circostanze - essere determinante per salvare la vita di un infortunato. Viene messa in pratica qualora la persona si trovi ad essere priva di sensi e/o presenti un blocco meccanico delle vie aeree o si trovi in totale arresto cardiaco con temporaneo stato di coma. Lo scopo del BLS, anello fondamentale di quella che viene definita come la “catena della sopravvivenza” è quello di mantenere ossigenato il cervello e il muscolo cardiaco, insufflando artificialmente aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sul torace, un minimo di circolazione del sangue.

Ebbene, ieri ho provato per la prima volta a svolgere un massaggio cardiaco su un manichino. Intanto, come forse ci saremmo potuti aspettare, non è come in Bay Watch dove ogni cinque massaggi puoi fare la respirazione bocca a bocca e magicamente il povero malcapitato riprende coscienza facendo fuoriuscire un po’ d’acqua dalla bocca: la condizione perfetta consisterebbe in 100 compressioni al minuto, il che significa quasi due al secondo. Quasi umanamente impossibile, per questo ci si auspica di arrivare ad almeno 80 al minuto, fatte bene.



Ma, ciò che mi ha “turbato” non è la fatica che il massaggio cardiaco comporta; non è l’”insufflazione” che potrebbe (nel caso non fossimo in possesso dell’opportuna strumentazione) essere effettuata bocca a bocca o bocca/naso come ci hanno spiegato: ciò che mi ha turbato è il movimento che deve essere effettuato per il massaggio cardiaco. Si deve collocare le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all'altra, al centro del petto e, per evitare di rompere le coste, bisognerebbe appoggiare soltanto l’eminenza palmare sul torace, intrecciando le dita sollevandole leggermente. Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, il soccorritore dovrebbe muoversi su e giù con determinazione facendo perno sul bacino. Per essere efficace, la pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4–5 cm per ciascuna compressione. E qui sorge il “mio” problema: il massaggio cardiaco è, come ci hanno spiegato, una manovra invasiva. Non è raro che si possa udire uno spiacevole “Stonc!”, segno che le cartilagini costali si sono distaccate dalla loro articolazione con lo sterno. Ma… se lo stonc provocasse qualcosa di grave? Se appunto indica che un qualcosa si è staccato… potrebbe con il massaggio diventare pericoloso, qualche margine potrebbe risultare appuntito. E se il rumore udito (prendiamo ad esempio un massaggio che viene praticato su un soggetto anziano, in cui le articolazioni non sono più così elastiche) corrispondesse ad una costa fratturata? Con la prosecuzione del massaggio si potrebbe perforare la pleura e si potrebbe verificare uno pneumotorace.

E qui il dilemma: il soccorritore si muove per aiutare, per prestare soccorso appunto cioè, in teoria, per migliorare la condizione in cui verte la persona assistita. E se, per qualche ragione, invece di aiutare non avessimo fatto altro che peggiorare la situazione? Non solo non saremmo stati in grado di aiutare la persona, ma addirittura le avremmo provocato un danno ancora più grave. E le implicazioni riguardano sia la sfera giuridica che quella morale.

Vogliamo diventare medici per aiutare gli altri. E se invece non vi riuscissimo? Certo, da qualche parte si dovrà pur cominciare, ma ciò non toglie che l’errore sia sempre in agguato.

8 commenti:

  1. E più andrai vanti col corso più ti accorgerai che per peggiorare la situazione purtroppo basta veramente poco.
    Però, come hai detto, da qualche parte bisogna pur iniziare.
    E in molti casi il risultato è positivo. Concentriamoci su quello (:

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  3. di solito si dice: "tentare non nuoce"...e invece qui il "tentare", seppur con le più positive intenzioni (cioè, salvare una vita), può essere davvero nocivo per la persona aiutata.
    quello che si vede nei film fa sembrare tutto troppo semplice: chi di noi non ha mai fatto finta di praticare un massaggio cardiaco per
    scherzo (mimando cioè solamente il movimento su un amico che si è trovato casualmente sdraiato)?
    come in ogni cosa, soprattutto in quelle legate alla sfera medica e del pronto soccorso, c'è bisogno di pratica, perchè il margine di errore è veramente sottile.
    c'è da chiedersi se il gioco vale la candela, nel senso che il rischio è alto, ma in palio c'è la vita di un uomo, che in quel momento ha
    bisogno di aiuto per sopravvivere. Ovvio, chi non è abile in queste situazioni rischia di fare peggio che meglio: per questo c'è bisogno di tanta pratica, fino a raggiungere la perfezione.
    E' una grande responsabilità, ma il fatto stesso di assumersela dovrebbe essere un motivo di orgoglio per il soccorritore (come il
    medico), proprio perchè sa a quali rischi morali e giuridici potrebbe andare incontro. "Solo" per salvare la vita di uno sconosciuto.

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  4. Io parlo per esperienza personale..sono 4 anni che faccio la soccorritrice, ho il secondo livello e presto il mio aiuto come volontaria sull'ambulanza d'emergenza tutti i sabati pomeriggi e qualche domenica notte..ho assistito a tutto di più e anche all'immaginabile e posso affermare che la responsabilità delle tue azioni si sente quando parti a sirene spiegate..ma come dico spesso anche ad altri..l'esito dell'intervento dipende dalle capacità che ognuno ha ma soprattutto dall'esperienza che ognuno ha. Tuttavia per capire se hai capacità o no un pò di prove le devi fare ed è per questo che durante il corso per il secondo livello ti fanno fare delle ora di tirocinio. Ovviamente ciò non è sufficiente, ma è un inizio. Io mi prendo la responsabilità ogni sabato quando salgo sulla DELTA (che è l'ambulanza di emergenza ma senza medico a bordo) e sono io che valuto la situazione , il paziente e come agire..ciò può sembrare spaventoso, ma per me ogni volta è una scossa di adrenalina che non mi agita mi rende più concentrata e agisco sempre nel bene del paziente. A volte può andare storto qualcosa, ma è una cosa umana; ricorda che non sempre è la perfezione che salva le persone, è successo spesso che si sia seguito il protocollo alla perfezione ma non abbiamo potuto salvare il paziente, mentre altre volte succede il contrario. Spesso entra in gioco anche la fortuna o il destino, in qualunque modo tu voglia chiamarlo.
    Comunque secondo me ogni futuro medico dovrebbe mettersi alla prova con un periodo di volontariato capendo così i propri limiti. IO AMO LA MIA ATTIVITà DA SOCCORRITRICE, e in un certo senso ha determinato il mio futuro. Mi ha fatto capire che non sempre è tutto rosa e fiori, ma proprio per questo si deve apprezzare di più le piccole cose belle come il sorriso di un bambino, o l'abbraccio dei parenti della persona a cui hai appena salvato la vita!!

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  5. io sono 5 anni che faccio il volontario presso una pubblica assistenza, sono un soccorritore avanzato e da poco sono diventato un addestratore... Fare questo mestiere è fantastico e non sempre facile ma al contempo estremamente educativo... Impari a relazionarti con il paziente e a gestire situazione complicate ( alle volte )... Tutto questo comporta una grande responsabilità... ma soprattutto non sempre si può applicare il protocollo alla lettera... in ogni modo ti assicuro che mai ho pensato che quello che stessi facendo fosse nocivo per il paziente... il corso è lungo e sulle cose importanti ci si insiste abbastanza ( almeno da me )... Per quanto riguarda il massaggio se eseguito correttamente non è dannoso... il suo unico problema è che non si fa spesso... magari nel farlo si salta qualche passaggio per dimenticanza.. ma per quanto riguarda la posizione delle mani quello non dovrebbe essere un problema da ricordare :)

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  6. quello che posso dire è che iniziare a praticare il volontariato mi ha aiutato e cambiato tanto... E con quello che ho scritto non volevo intendere che mi fossi bloccata e non volessi continuare per paura... Non vedo l'ora, in realta' di cominciare, di mettermi alla prova e dare il meglio di me stessa conscia che siamo persone che commettono errori e che devono imparare comunque, passo dopo passo. I vostri commenti mi hanno fatto capire che dovro' lavorare molto, osservando, mettendo in pratica le conoscenze conseguite e mettendoci anche qualcosa di mio. Per ora c'e' entusiasmo e voglia di fare... Speriamo che il resto venga con il tempo :-)

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  7. Ciliegina,io non ho fatto alcun tipo di volontariato purtroppo,ma capisco comunque bene tutte le tue ansie e le tue paure,perchè sono anche le mie...per il momento però credo che l'unica cosa da fare sia andare avanti e vedere dove ci porta questa strada,non faccio che ripetermi "non sono capace ORA,ma imparerò,sono qui per imparare"...poi,come dici tu,il resto si vedrà col tempo. :)

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  8. Certo che tutto si imparerà con il tempo! forse non proprio tutto, ma almeno il minimo per farci agire con tranquillità!penso che sia normale la prima volta avere un pò di ansia, anzi forse proprio perchè ti sei posta tutte queste domande diventerai una bravissima soccorritrice!non penso che riuscirai a risolverle finchè non inizierai a svolgere l'attività..delle volte solo l'esperienza aiuta! bacio!

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