Approfondiamo un po' il discorso sui meme concentrandoci sui neuroni specchio (tra l'altro non posso non notare che la maggior parte dei miei post hanno a che fare con le neuroscienze, con la psiscologia ecc. Che voglia significare qualcosa?) che forse rappresentano l'aspetto che più mi ha colpito dei meme,
Alla base del meme come fenomeno linguistico c’è un necessario substrato biologico e psicologico. Non ci potrebbe essere, in altre parole, il meme se non ci fossero innanzitutto quelle particolari cellule che sono i neuroni specchio, ubicati nell’area di Broca del nostro cervello e scoperti all’inizio degli anni Novanta. Il meme infatti, come si è visto, si diffonde per imitazione e difficilmente potremmo imitare alcunché senza disporre di un meccanismo in grado di codificare in formato neurale l’informazione sensoriale e motoria che pertiene a un atto o a un insieme di atti.
Il sistema dei neuroni specchio determina l’insorgenza di un spazio condiviso, nel senso che, percependo il movimento impresso da altri al proprio corpo, ne cogliamo il senso strettamente motorio prima ancora che concettuale, essendo basata la comprensione del gesto su un vocabolario di atti già presente nel nostro cervello. Questo consente di riconoscere negli altri un comportamento che già sappiamo nostro, tanto è vero che sia nell’ipotesi che il gesto comunicativo venga da noi posto in essere sia che lo osserviamo in altri, viene attivata la stessa area neuronale. Percepito l’altrui movimento, anche se in modo riflesso e inconsapevole, potremmo essere portati dunque a imitarlo e replicarlo. Nel contempo siamo portati anche a compartecipare di ciò che l’atto motorio emozionalmente esprime provando noi stessi le medesime sensazioni avvertite da chi quell’atto ha compiuto. Questa condivisione emozionale sta alla base del trasporto emotivo che si prova a teatro o al cinema o alla televisione nel vedere gli altri gestire la propria corporalità. Tutto ciò va a favore di chi sostiene che l’uomo sia un “animale sociale” essendo in grado di trovare la propria identità grazie all’altruità che lo circonda.
Il meme consente dunque il nostro allineamento cognitivo ed emozionale con gli altri, rendendoci percettivi e pronti alla trasmissione dei segnali comunicativi e facendoci sentire parte di un insieme.
Molto interessante...ancora sappiamo molto poco sulla mente ed i suoi processi.Chissà cosa scopriremo nel futuro su questo mondo affascinante.
RispondiEliminaGiuro, l'avrò letto 4 o 5 volte, ma è veramente un campo a me oscuro ed è per questo che non so cosa dire di più da quello che te hai scritto :S
RispondiEliminaTrovo però che sia un argomento davvero molto interessante e affascinante. :-)
L'argomento è complesso e in parte oscuro ma mi hanno colpito molto i tuoi post... inizierò a documentarmi... molto interessante...
RispondiEliminaMi fa piacere vi abbiano interessato :-)
RispondiEliminaHo appena letto una frase del libro di Susan Blackmore "La macchina dei memi", in cui l'autrice afferma:
RispondiElimina"Non sarei sorpresa se venissero scoperti neuroni specifici che eseguono parte dei compiti fondamentali legati all'imitazione (tipo fare proprie espressioni facciali o azioni osservate negli altri)...".
La prima cosa che mi è venuta in mente sono ovviamente i neuroni specchio, ma mi chiedo: il libro è stato scritto nel '99, davvero la Blackmore non ne era a conoscenza (se non sbaglio la loro scoperta risale agli inizi degli anni '90)? Forse più avanti nel libro ne parlerà, ma mi sembra strano non l'abbia già fatto...
P.S. Scrivo qui anche perché è la prima pagina suggerita da Google dopo la mia immediata ricerca "neuroni specchio+memi" ;)
Saluti e complimenti per il blog.